Introduzione

"Come scrittori di romanzi non siamo capiti".
Introduzione di Ugo Gugiatti a "L'uomo delle taverne", romanzo del Pinchet

domenica 4 marzo 2012

Intervista a Willie Nile - Anno 2012

WILLIE NILE, IL SIGNORE ROCK DI NEW YORK
Intervista di Marco Quaroni Pinchetti

Fotografie di Cristina Arrigoni

Il signor Willie Nile da New York City è uno dei migliori rocker ancora in circolazione. Ha passato la boa dei 60, come quasi tutti gli ultimi maestri, ma sprizza una vitalità artistica e una classe che pochissimi riescono ancora a sfoggiare. E’ tornato prima di Natale in Italia per i concerti della manifestazione benefica Light of Day, in cui ha dato un’altra volta prova delle sue grandi qualità, oltre che di cantautore, anche di performer live. In questa chiacchierata fa il punto su un periodo artistico fra i più felici della sua lunga carriera.

Ciao Willie, come va la vita?
La mia vita è fantastica al momento. Sono stato cinque mesi in tour tra Europa e Usa con grande successo e il nuovo album sta avendo bellissime critiche, ciò mi rende molto felice.
Sei in Italia in questo periodo per Light of Day, che ti ha sempre visto partecipe e impegnato. Vuoi dire qualcosa su questa manifestazione benefica, che anche nel gennaio scorso ti ha visto sul palco insieme a Bruce Springsteen?
Facciamo questo tour per raccogliere soldi per la ricerca sul Parkinson, abbiamo raccolto negli anni più di due milioni di dollari. Lo scorso gennaio ho fatto un grande concerto in New Jersey, durante il Light of Day. Bruce è venuto e ha partecipato alla mia canzone Heaven Helps the Lonely, è stato bellissimo, un gran momento per me. Bruce è molto generoso con i musicisti e mi ha sempre supportato. Suonare con lui sul palco è come stare in piedi vicino ad un vulcano in eruzione, suona e canta con cuore ed anima, come se la sua vita dipendesse da quello. Per me è lo stesso, la mia vita dipende da questo.
Dopo Streets of New York, è come se la tua carriera fosse sbocciata una seconda volta, come se fossi rinato. Hai sfornato tre dischi di altissimo livello in pochi anni. Da cosa deriva questa urgenza creativa?
Si è vero, è stata come una rinascita per la mia carriera. Non so perché ma sono molto ispirato in questo periodo dalla musica rock e la possibilità di ispirare altre persone mi piace. Le canzoni che sto scrivendo ora sono molto significative per me e spero che anche chi le ascolterà le troverà significative. Credo che il rock’n’roll possa cambiare il mondo, anche durante questo difficile periodo economico in cui il mondo è diviso.
Come sta andando The Innocent Ones?
Sta andando molto bene, la BBC Radio ha detto che è l’album del 2011. La gente lo apprezza molto. In Usa il giornale Usa Today ha scelto One Guitar come la numero uno della nazione e l'ho appena suonata live due giorni fa su un canale Tv nazionale.
Song for You, secondo me, è una delle tue più belle ballate di sempre. Raccontaci come nasce una canzone del genere.
Grazie, l'ho scritta col mio amico batterista Frankie Lee, nel mio appartamento a NYC, stavo suonando il piano e abbiamo scritto la canzone in mezza giornata. Ho voluto scrivere questa canzone per confortare chi ha una vita difficile. John Lennon è stato una forte fonte di ispirazione per la canzone, magari gli sarebbe piaciuta.
Utilizzi spesso i cori in una sorta di gospel applicato al rock. Ma nei tuoi album ci sono pure elementi country-folk. E' il vecchio discorso del ritorno alle radici?
Sì, penso di sì. Mi piacciono tutti i tipi di musica, rock, folk, gospel, blues, punk, ognuna di loro mi parla in modo diverso, ed è divertente suonare stili differenti.
Da molti sei considerato il lato newyorkese, più urbano e chitarristico, dell'Asbury Sound di Bruce e compari. Ti ritrovi in questa definizione?
Sì, penso di sì. Le strade di New York mi parlano, amo il ponte che c'è a NY. I ricchi, i poveri, i bohémien, i pazzi, e tutto ciò che sta nel mezzo. C'è un ritmo in questa città, come un bellissimo, selvaggio batticuore. Amo il battito del New Jersey, la parte migliore della musica mondiale, Bruce, Little Steven, Southside Johnny, sono come maghi che insegnano al mondo a ballare.
In Italia la gente ti ama anche per i tuoi intensi spettacoli dal vivo. Sei uno degli ultimi a non risparmiarsi mai, sul palco. Qual è la fase del tuo lavoro che preferisci?
Per me non c'è differenza, amo tutte le fasi del mio lavoro, tutto è basato sulle canzoni, il significato che queste hanno per me danno significato a tutto il resto. Amo suonare in Italia, il pubblico qui è molto caldo e partecipe. Capiscono quando un artista propone qualcosa di vero. Ho molti veri amici italiani ora e sono molto felice per questo. L’Italia è come una seconda casa per me.
Hard Times in America... In questo periodo di grande crisi mondiale, come vanno le cose nel tuo Paese?
L'economia fa schifo ora in Usa. I ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri. Non è giusto. Ora c'è una rivoluzione in corso nel Paese con gli Occupy Wall Street Movement, e non si rassegneranno facilmente. Le Big Corporations e i politici corrotti hanno avuto vita facile per troppo tempo e spero che la situazione migliori presto.
Tu fai parte della generazione degli ultimi grandi rocker. C'è qualche giovane che ti senti di consigliere ai nostri lettori?
C'è un duo italiano che amo molto, The Cyborgs, poi Joel Plaskett dal Canada, e i Gaslight Anthem dal New Jersey.
Stai lavorando a qualche altro progetto?
Si, sto lavorando al nuovo album, è finito e voglio registrarlo in primavera e farlo uscire in autunno. Sono molto contento, non vedo l'ora che esca.
Grazie Willie, spero di rivederti presto in Italia.
Grazie mille Marco per il tuo interesse e per le tue parole gentili.

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