Introduzione

"Come scrittori di romanzi non siamo capiti".
Introduzione di Ugo Gugiatti a "L'uomo delle taverne", romanzo del Pinchet

lunedì 5 marzo 2012

Teatro - Occidente solitario - Anno 2012

La domanda sorta spontanea al pubblico di Sondrio dopo la visione della commedia nera “Occidente solitario”, per la rassegna Sondrio Teatro, è stata: “Era proprio necessario andare fino in Irlanda per scovare questa storia di Martin Mcdonagh?”. In effetti, siamo certi che in Italia ci siano sceneggiatori, giovani o meno giovani, affermati o no (basterebbe andare a cercarli e dare loro una possibilità), in grado di proporre vicende e spunti decisamente più interessanti. Perchè al netto della straordinaria bravura di due dei giovani attori italiani più promettenti, Claudio Santamaria e Filippo Nigro, la vicenda presentata al pubblico della sala Don Chiari è apparsa poca cosa. Va bene la solitudine e la vita misera di questi due fratelli che navigano le acque di una violenza continua, va bene la sottolineatura di una vita occidentale, in un paese come l’Irlanda, non così radiosa come spesso viene dipinta, va bene la crisi d’identità dell’uomo di Chiesa (Chiesa che proprio in quel Paese ne ha vissute di tutti i colori), ma al di là di tutte queste cose, anche un po’ ovvie, la trama di “Occidente solitario” è davvero il nulla. Tengono in piedi la baracca, come detto, Santamaria e Nigro, due fratelli stupidi, rozzi e litigiosi, protagonisti di un far niente quasi irritante, in una provincia sofferente dalla mentalità ottusa e dal futuro incerto, in cui la redenzione proposta da un prete alcolizzato e suicida non basta a rimediare a niente. In effetti una certa angoscia, mista all’ironia, lo spettacolo è riuscito a trasmetterla, e questo è forse il risultato auspicato. Ma resta il fatto che la vicenda appare monotona e trascinata all’eccesso, forse anche a causa della trasposizione italiana. Certo è che all’ennesima rissa i due fratelli riescono a irritare anche il pubblico. Tralasciamo sull’interpretazione, evidentemente da esordiente, del giovanissimo prodotto televisivo Nicole Murgia, che rimandiamo ad una prossima fatica, ma anche il prete Massimo De Santis è apparso una spanna sotto i due protagonisti, semplicemente fuori contesto. Terminate le critiche va rimarcato ancora il grande mestiere proprio dei due, volti cinematografici che sicuramente hanno contribuito al tutto esaurito del teatro (anche se pare sia una felice costante di questa stagione sondriese). Speriamo di vederli presto impegnati in una pièce che possa esaltare ancora di più le loro indubbie capacità, o almeno che non li riduca a passare due ore, pur con grande professionalità, a mettersi le mani addosso, sputare, ruttare, grattarsi, inveire, mangiare patatine e bere finto whisky annacquato, vera bestemmia per gli amanti - come chi scrive - della Grande Terra d’Irlanda. Almeno fosse stato vero!

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